Quarto incontro di Therapeutic Storytelling

Ci sono cose che bisogna sopportare. La miseria non è una di queste. Ci sono mostri che vanno assolutamente sconfitti. Questa fiaba ci mostra le armi che una donna ha sempre a disposizione: intelligenza, creatività e legami di sorellanza.

DOVE:  Cuqù, via Saluzzo 30

QUANDO: Venerdi 26 Aprile dalle 21 alle 23

QUANTO: 20 euro performance +laboratorio 

GRATIS PER CHI NON HA MAI PARTECIPATO

Info e prenotazioni:silviannazzo@gmail.com

 

si cambia pelle

Lo so, dirò una verità scomoda: Chi dice che essere brutti, sgradevoli, repellenti è solo negativo? Molto spesso ci salva da attenzioni che non vogliamo, o di cui abbiamo paura. Allontana chi vuol approfittare di noi. Ci difende dal desiderio altrui. E nostro…
Ma come si fa quando il pericolo ormai è lontano, quando abbiamo imparato a difenderci in altri modi, quando il desiderio si risveglia e non ci fa più paura? Come si fa a togliersi quella maledetta PELLE D’ASINO?

Forse le fiabe ci possono aiutare…

vitamina B

Se una fiaba può fare da specchio alla vita, quando vivi un amore complicato è importante chiedersi “In che fiaba sono?”. Potresti essere dentro Barbablù, o dentro La Bella e la Bestia. L’apparenza è simile, ma l’esito è molto, molto diverso… Una cosa però è sicura: la bella non può stare senza la bestia perchè:
UNA SORPRESA ASPETTA
OGNI RAGAZZA TROPPO PERFETTA…

Donne che giocano

ANIMA, ANIMALE, ANIMANTE hanno la stessa radice. La nostra parte animale è quella che ci avvicina di più all’anima e che ci rende vive, ci anima. Un certo sentire istintivo, corporeo, ci rende più calde, accoglienti, nutritive, meno inclini alla crudeltà (che è amica dell’astrazione).
Le donne da sempre sono più vicine agli animali e alla natura in generale. Sono state loro, in epoca preistorica, a osservare il ciclo vitale delle piante e a intuire l’agricoltura. Sono state loro ad avvicinare i primi cani e gatti e, pare, a conquistare la fiducia dei grandi erbivori, mentre l’uomo era prevalentemente impegnato a cacciarli.  Alcuni addirittura  teorizzano che l’addomesticamento sia stato vicendevole, un reciproco, ripettoso processo di avvicinamento, concedendo con ciò un’intenzionalità anche alle bestie: una sorta di mutuo accordo dove a guadagnarci erano entrambe le specie.
A me questa recente teoria piace, anche perchè mi sono trovata per strane vicende della vita a convivere con molti animali: gatti, cani, conigli, pecore… e piante, molte piante. Conoscendoli più da vicino, sono rimasta stupita. Ogni pianta ha la propria volontà, una propria intelligenza e allegria. I gatti fanno gli scherzi. I cani capiscono l’italiano e parlano. Le pecore sono placide ma anche molto nervose, affettuose, testarde, furbe. I conigli s’incazzano (anche se non ruggiscono). Non sono tutti uguali, hanno le loro simpatie, le loro personalità, oltre allo stereotipo classico c’è molto da imparare. E soprattutto gli animali giocano, giocano molto, e imparano giocando.

Perciò riprenderei proprio da qui, dagli animali e dal gioco. Dalle donne, dal loro sapere istintivo, dall’amore per il branco e per i cuccioli. Dalla lana che per secoli abbiamo filato e tessuto. Dal latte che abbiamo munto e lavorato. Dal millenario, anonimo, ma non per questo meno autentico, lavoro di protezione e di conservazione della vita che le antiche fiabe testimoniano e portano con sè.

info

Therapeutic Storytelling è…

C’era una volta una mamma che portò suo figlio a fare il certificato medico per l’attività sportiva.  La dottoressa era un po’ nervosa e cominciò a trattarlo piuttosto bruscamente

“No, fai così! No, fai colà! Ma cosa fai!?”

Il bambino tutto sommato si stava comportando bene.  Poi venne il momento dell’elettrocardiogramma.  La stanza era molto fredda, il piccolo era a torso nudo,  disteso su una lettiga di metallo,  spalmato di gelatina,  gli elettrodi sul petto e sulle caviglie… Forse aveva freddo, forse era agitato fatto sta che cominciò a tremare un pochino.

“Cosa fai?!  Tremi?   Così l’esame non viene. Smettila di tremare!”

Il bambino  tremava ancora di più : “Non ci riesco…”

“Non rispondermi quando ti parlo! Allora mi raccomando:  non tremare, non parlarmi. Guarda che son passati  bambini di 5 anni che non hanno dato problemi,  come mai tu non ce la fai?”

La situazione stava precipitando,  la mamma poteva dare in escandescenze davanti a una situazione così assurda.  Invece disse:  “Pietro, ascoltami, adesso ti racconto una fiaba.

” C’era una volta una bambina, che faceva la quinta elementare. Ma la sua scuola si trovava in mezzo ad un bosco di ulivi, in Iran. Tutte le mattine la bambina attraversava il bosco, salutava due pecore che brucavano in una radura, una bianca e una nera, e poi entrava in classe…”

Pietro si calma, è curioso, vuole capire come va avanti.  E intanto non trema più , il minuto passa e il benedetto cardiogramma è fatto.

“Complimenti per la fantasia,  signora. ” disse la dottoressa.

E non sapeva quanto Pietro si agita quando va dal dottore, non sapeva quanto lei ha fatto attenzione a mescolare elementi noti per rassicurarlo (protagonista bambino, la scuola, le pecore) ed  elementi strani (l’uliveto, l’Iran) per mantenere la suspence.  La dottoressa si sbagliava:  non era solo fantasia,  era Therapeutic Storytelling.

Avete presente la famosa storia del maestro zen che dice al discepolo: “Per meditare rilassati,  va tutto bene,  e mi raccomando,  non pensare alla scimmia che ride” ? Da quel momento il discepolo non pensa ad altro che alla scimmia che ride. Tu non puoi dire a uno:  “Non tremare!” se sta tremando.  Però puoi distrarlo, portarlo da un’altra parte e in questo modo far passare il freddo e la paura.

Questo è Therapeutic Storytelling : una cosa molto semplice dal potere straordinario.  Ed è solo il primo livello del potere delle storie:  catturano la nostra attenzione e ci portano altrove.  E’  il punto di partenza, le storie possono fare molto, molto di più.