Donne che giocano con le pecore

ANIMA, ANIMALE, ANIMANTE hanno la stessa radice. La nostra parte animale è quella che ci avvicina di più all’anima e che ci rende vive, ci anima. Un certo sentire istintivo, corporeo, ci rende più calde, accoglienti, nutritive, meno inclini alla crudeltà (che è amica dell’astrazione).
Le donne da sempre sono più vicine agli animali e alla natura in generale. Sono state loro, in epoca preistorica, a osservare il ciclo vitale delle piante e a intuire l’agricoltura. Sono state loro ad avvicinare i primi cani e gatti e, pare, a conquistare la fiducia dei grandi erbivori, mentre l’uomo era prevalentemente impegnato a cacciarli.  Alcuni addirittura  teorizzano che l’addomesticamento sia stato vicendevole, un reciproco, ripettoso processo di avvicinamento, concedendo con ciò un’intenzionalità anche alle bestie: una sorta di mutuo accordo dove a guadagnarci erano entrambe le specie.
A me questa recente teoria piace, anche perchè mi sono trovata per strane vicende della vita a convivere con molti animali: gatti, cani, conigli, pecore… e piante, molte piante. Conoscendoli più da vicino, sono rimasta stupita. Ogni pianta ha la propria volontà, una propria intelligenza e allegria. I gatti fanno gli scherzi. I cani capiscono l’italiano e parlano. Le pecore sono placide ma anche molto nervose, affettuose, testarde, furbe. I conigli s’incazzano (anche se non ruggiscono). Non sono tutti uguali, hanno le loro simpatie, le loro personalità, oltre allo stereotipo classico c’è molto da imparare. E soprattutto gli animali giocano, giocano molto, e imparano giocando.

Perciò riprenderei proprio da qui, dagli animali e dal gioco. Dalle donne, dal loro sapere istintivo, dall’amore per il branco e per i cuccioli. Dalla lana che per secoli abbiamo filato e tessuto. Dal latte che abbiamo munto e lavorato. Dal millenario, anonimo, ma non per questo meno autentico, lavoro di protezione e di conservazione della vita che le antiche fiabe testimoniano e portano con sè.

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